La legittimazione della norma criminale
L’opera ricostruisce lo specifico bisogno di legittimazione e quindi lo statuto garantistico del diritto punitivo criminale (i.e. formalmente penale) alla luce dell’ampia nozione di matière pénale, così come derivante dal testo della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e dalla giurisprudenza della Corte EDU, integrata dagli esiti più attuali del c.d. “dialogo tra le Corti” nello spazio giuridico euro-unitario. In particolare, si argomenta a favore del carattere “ordinatorio”, ossia graduabile (verso l’alto rispetto al minimum standard fissato in sede convenzionale), del corredo di garanzie proprio dei diversi strumenti punitivi ricompresi nella “materia penale”, assegnando lo statuto garantistico più pregnante al diritto criminale in ragione del legame di proporzionalità diretta che unisce garanzie e bisogno di legittimazione della singola misura sanzionatoria.
L’opera individua il baricentro della legittimazione della norma criminale nella legalità penale, intesa come “sistema” storicamente ambivalente dal punto di vista strutturale e funzionale, perché caratterizzato dalla compresenza di una dimensione formale e di una dimensione sostanziale: il vaglio critico del contenuto della norma criminale posta dall’“atto” con forma di “legge” rispetto alla “tavola dei valori” corrispondente all’ordine costituzionale di riferimento è dunque uno snodo essenziale del processo di legittimazione. A livello sistematico, l’impatto più significativo di tale impostazione si coglie a livello di tipicità del reato, quale categoria in grado di rispondere alle diverse componenti della legalità così intesa.
L’opera esamina, infine, le linee di politica criminale dell’attuale stagione, evidenziandone la valenza distorsiva appunto con riguardo alla legittimazione della norma criminale.