Autore 
Paolo Baratella
Titolo 
Nemici amore e contesa
Anno 
2003
Pagine 
84
Formato 
22,5x22
Prezzo 
€10,00
ISBN 
88-8394-015-6

Prefazione di Adriano Icardi
Il discorso sulla “verità” inizia dall’inimicizia, in quella zona antica del pensiero greco che sta all’origine di tutti i pensieri dell’Occidente. L’io pensante Baratella fa di queste originarie speculazioni la madre di tutte le proprie ispirazioni creative, devolvendone i significati alla visione subitanea (parusia) dionisiaca. Senza questa linfa il pittore avrebbe da tempo dichiarato forfait. Eraclito, l’oscuro di Mileto, in Sulla natura, la sua opera di cui abbiamo oscuri frammenti, dice: “tutto scorre”. Il divenire (panta rei) al quale tutto è consegnato è caratterizzato da un continuo passare da un contrario all’altro: le cose fredde si riscaldano, le calde si raffreddano, le umide si disseccano, le secche si inumidiscono, il giovane invecchia, il vivo muore, ma da ciò che è morto rinasce altra vita giovane, e così via. Fra i contrari che si avvicendano c’è, dunque, guerra aperta. Ma poiché ogni cosa ha realtà proprio e solo nel divenire, la guerra (tra gli opposti) si rivela essenziale: “la guerra è madre di tutte le cose e di tutte le cose è regina”. Ma si tratta di una guerra che è a un tempo, pace, è un contrasto che è insieme armonia. Lo scorrere perenne delle cose e il divenire universale si rivelano come armonia di contrari, ossia come perenne pacificarsi di belligeranti, conciliarsi di contendenti (e viceversa): ciò che è opposizione si concilia e dalle cose “differenti nasce l’armonia, e tutto si genera per via di contrasti”... “non si conoscerebbe neppure il nome della giustizia se non ci fosse l’offesa”. Nell’armonia gli opposti coincidono: “la via in su e la via in giù sono un’unica e medesima via”... “comune è la fine e il principio del cerchio”... “La stessa cosa è il vivente e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio, perché queste cose mutandosi sono quelle, e quelle a loro volta mutandosi sono queste”.Questa armonia e unità degli opposti è il principio: giorno/notte, maschile/femminile, sazietà e fame, guerra e pace, perenne bisogno e sazietà. Conoscenza e verità (aletheia) sono in guardia nei confronti dei sensi, poiché questi si fermano alle apparenze delle cose. E così bisogna guardarsi dalle opinioni (doxa). La verità consiste nel cogliere, al di là dei sensi, quella intelligenza che governa tutte le cose. “I confini dell’anima non li potrai mai trovare, per quanto tu percorra le sue vie; così profondo è il suo logos”... “immortali/mortali, mortali/ immortali, vivendo la morte di quelli, morendo la vita di quelli”, quasi idea orfica che la vita del corpo è mortificazione dell’anima, e la morte del corpo è la vita dell’anima? Anche Empedocle, qualche tempo dopo Eraclito, prima di gettarsi nel cratere dell’Etna, impone la sua risoluzione all’aporia eleatica stabilendo l’inalterabilità qualitativa degli elementi e la loro intrasformabilità nei poemi Sulla natura e Carme lustrale. Acqua aria terra fuoco Vi sono dunque quattro elementi che, unendosi, danno origine alla generazione delle cose, e, separandosi danno origine alla loro corruzione. Ma chi separa e chi unisce? Amore e discordia! Quando predomina amore o amicizia gli elementi si raccolgono in unità, quando predomina discordia o inimicizia si separano. Unione di opposti come fuoco e acqua o aria e terra: amore e contesa. Eros costruisce, quindi, Thanatos distrugge agendo mescolati come vuole Freud. Vi è un sottosuolo in cui Eros e Thanatos vivono la stessa vita: aggressività, distruttività, sadismo, volontà di potenza. Racconta Socrate nel Simposio di Platone come la sacerdotessa di Mantinea, Diotima, gli dicesse che Amore non è né bello né buono, e alle sue proteste sul fatto, dunque, che potesse Amore essere brutto e cattivo, Diotima rispondesse: “Non bestemmiare, o credi forse che ciò che non sia bello debba essere necessariamente brutto?”... “Amore sta in mezzo a questi due estremi”... “Quando nacque Afrodite gli dei tennero un banchetto al quale partecipò anche Poros (Espediente) figlio di Metidea (Sagacia). Ora, quando ebbero finito, arrivò Penia (Povertà) per mendicare qualcosa. Poros ubriaco di nettare, schiantato dal bere si addormentò in un boschetto di rose. Allora Penia meditando se, contro le sue miserie, le riuscisse avere un figlio da Poro, gli si sdraiò accanto e rimase incinta di Amore. Proprio così Amore divenne compagno e seguace di Afrodite. Come figlio di Poro e di Penia egli è povero, duro, scalzo, squallido, peregrino, uso a dormire nudo e frusto per terra, sulle soglie delle case e per le strade, le notti all’addiaccio, perché conforme alla natura della madre ha sempre la miseria in casa. Ma da parte di padre è insidiatore dei belli e dei nobili, coraggioso, audace e risoluto, cacciatore tremendo, sempre a escogitar tranelli, filosofo, ciurmatore, stregone e sofista. Né mortale né immortale: Amore è un demone.

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